Il senza inizio e’ (il) senza fine e questi non ha inizio: se l’ ego non inizia, non ha neppure fine. L’ io-vero non ha fine: per sua natura, è senza inizio.

DAL MESTIERE ALL’ ARTE DI VIVERE
I.E.S. (natura) Interna, Esterna, Scrivere – In un periodo difficile della mia vita, anni fa - molto giovane – ho trovato conforto nel dirottare i miei problemi/le mie angosce esistenziali nel contemplare in me stesso questi tre aspetti della mia vita; questo mi ha aiutato e l’ ho scritto, se potrà essere indicativo per altre persone.. bene…
INTERNA: io ho guardato in me stesso e la cosa che più mi appartiene è la mia natura interna. E questa che può darmi gioie/soddisfazioni anche se mi trovo da solo, in qualsiasi momento e luogo. Il mio corpo è una morbida macchina ma ha anche una mente con sensazioni e ragionamenti. Vogliamoci bene, vogliamo bene a questa morbida macchina ed a questa mente!
ESTERNA: Quando vado in natura, vicino a fiumi, boschi, prati, animali, piante, trovo una grande sintonia con la mia natura interna. Capisco al volo che anch’ io faccio parte di questa natura. La mia gioia/soddisfazione interna si amplifica in questa natura esterna, faccio parte del tutto.
SCRIVERE: Ho trovato molta soddisfazione, ed anche qualcosa di molto bello da fare, nello scrivere (su carta o su tablet, telefonino, computer), custodendo bene i miei scritti e farli conoscere solo a chi penso lo apprezzi, le mie impressioni, le mie idee, qualsiasi cosa che penso sia bene si conservi nel tempo. IES A : Quindi IES e magari assieme ad A, cioè audiolibro: alla fine, ho trovato molto bello creare un audio, con la propria voce, di quanto scritto, è proprio bello poi ascoltarsi e farsi ascoltare e ciò crea/aumenta amicizia.
Sugli audiolibri: IL DONATORE DI VOCE (come in associazione: SCP - SENTI CHI PARLA DONATORI DI VOCE) non potrà mai essere sostituito da una voce sintetica magari clonata da un attore/attrice. Gli audiolibri gratuiti (per ciechi ed ipovedenti) hanno questo insuperabile vantaggio etico (rispetto ad audiolibri prodotti con voci sintetiche magari clonate da voci di attori/attrici famose che si faranno pagare bene per ciò) che cerco di esprimere così: un cieco/ipovedente che ascolta un audiolibro letto da un donatore/donatrice di voce, oltre a provare piacere nel libro, sente continuamente l' amore di chi si impegna a lavorare/leggere il libro affinchè sia audioleggibile da chi non lo può leggere con i propri occhi. Sente l' amore e si sente anche meno solo/a... entra in empatia con il lettore/lettrice..
Poi: la nostra realtà originaria è androgina. Vedi il simbolo taijitu dove si combinano yin e yang. https://it.wikipedia.org/wiki/Taijitu o nell' immagine medievale qui sopra.
Sesso variabile come yin yang nel taijitu (quindi infinite combinazioni di sesso/genere … a seconda della prevalenza ed anche parità di yin o di yang). L' androgino è M (maschio) ed F (femmina) nello stesso tempo, ma non è nè solo F (femmina) nè solo M (maschio). In filosofia orientale si dice che il vuoto mediano ha la tensione di unire/indifferenziare e nello stesso tempo di distinguere. Ed i canti e le poesie recitate sono bellissime sia con voce maschile che femminile; il sentimento e la commozione sono bellezza e forza in entrambi i modi.
E’ tempo di re-incollare l’ androgino! Non essere schiavi del proprio apparato riproduttivo!
E l’ educazione delle giovani menti dovrebbe portare a far vedere prima la persona e poi il sesso/genere.
Già sulla definizione di F (femminile?) od M (maschile?), ci si potrebbe discutere per secoli… ogni essere pensante/senziente darebbe una definizione propria, unica …
IL GENERE GINANDRO: e’ anche un problema di salute mentale di noi tutt* Utilizzo la parola tutt* per intendere umanità/esseri senzienti, di qualsiasi genere siano stati prima classificati, al posto del, per me obsoleto e fonte sempre più di confusione, termine tutte o tutti.
Qualcuno potrebbe non “approvare” il mettere in discussione una delle sue certezze, quella di appartenere ad un genere ben definito (F o M) , ma se si accetta di andare più in profondità, ci si potrà accorgere che definito proprio non è … non è come superficialmente appare o come ci fanno apparire: a qualcuno fa sempre comodo il “divide et impera” , in questo caso accentuare le, sempre apparenti, differenze di genere. E la formazione delle giovani menti dovrebbe vertere contro questa, mentalmente pericolosa, accentuazione.
Da notare che la scienza ha evidenziato che la gonade (ghiandola sessuale maschile e femminile in grado di produrre gameti ed ormoni sessuali) è indifferenziata al femminile sino alla sesta settimana di vita fetale e che solo dopo quel periodo, gli ormoni, legati al cromosoma sessuale Y, inizieranno a caratterizzare il maschio. E gli intersessuali sono una “buona” percentuale della popolazione..alla nascita.
Qualcun* potrebbe disquisire sulle “evidenti”? peculiarita’ (mentali) maschili o femminili ma quanto e’ costruito artificialmente e quanto e’ reale / profondo?
E quanto sopra vale per tutti gli esseri senzienti.
E non facciamo come i poveri capponi di Renzo nei promessi sposi…
Se pensiamo credendoci individui staccati dal resto, non combineremo niente, si deve pensare globalmente – anche il passato – noi come parte di un enorme puzzle che mette assieme tutto l’ universo. Ed anche i nostri problemi vanno dentro al tutto. Per me è vitale RUA’ICI (Respirare, Universalmente pensare, Amare, Imparare, Creare, Insegnare). Ed anche considerare il CDE (Complementarietà con altri esseri, Distacco ed Equilibrio). Ed il Rua’ è il soffio vitale di tutto l’ universo che pervade tutti gli esseri viventi. Si va in depressione, rimuginando su noi stessi, se non si ha lo sguardo universale, riferendo ogni sensazione/percezione/pensiero ad un Sé universale, sentire forte la natura esterna ed interna nostra! E scrivere poesie/scritti che ci ricordino i bei momenti! Essere o non essere o meglio inter-essere. Esploratore dello spirito, sempre. Pensandoci in alto, vediamo l’ unità ed tra noi la molteplicità.
Sintesi del mio intervento del 13 marzo 2023 ad un webinar organizzato dall’ amico Adriano Sella:
Cari amici, io, sin da adolescente sono sempre stato attratto dal misticismo, dai mistici mistiche italiane francesi spagnole, dai tedeschi come Ildegarda di Bingen e Meister Eckhart, dagli orientali taoisti e buddisti, dai mediorientali come Ibn Arabi. Un comune denominatore del misticismo mi sembra sia la contemplazione ed amore della natura, sempre provare stupore, meraviglia. Leggo dal bel libro di Francesco Omesti (l’indispensabile inutilità della natura), presentato in una di queste serate. Nella postfazione di questo libro, l’amico Adriano scrive questo esalogo: 1fermati a contemplare 2fa’ della natura una grande scuola di vita 3scopri la natura come terapia 4riconosci gli animali nell’ armonia cosmica 5custodisci la biodiversità della natura 6valorizza con saggezza le bellezze e differenze della natura.
Mi soffermo sul primo punto (contemplazione della natura) che indica il misticismo. Una volta educati i ragazzi e noi ci autoeduchiamo, a riconoscerci interconnessi con tutto il creato, per questo non diventiamo panteisti ma, citando Meister Eckhart: noi dobbiamo essere così bravi da costringere lo spirito energia vitale universale, il Chi’, il Ruha’ ad abitare in noi, anzi ad essere noi. Per far ciò non serve arrivarci con sforzi di volontà, con ascetismo sofferente, ma dobbiamo liberarci dalle nostre illusioni di essere individui a se stanti, di riconoscerci quindi nel Tutto, come incarnazioni dello spirito universale energia vitale, il Chi’, il Ruha’.
Per tendere a questo, bisogna diventare poveri nello spirito, come dice Meister Eckhart nel suo sermone Beati Pauperes. Povero diventa l’uomo donna che nulla vuole, nulla sa e nulla ha. Nulla vuole: non si deve volere niente, non si deve avere alcuna volontà individuale per evitare di essere di intralcio alla volontà universale. E Nulla sa: si deve capire che non sappiamo niente, se crediamo di sapere conoscere qualcosa, creiamo una differenziazione, una illusione di avere capito qualcosa come individuo a se stante. Ed infine Nulla ha, se ho qualcosa non permetto allo Spirito Universale di diventare dimora in me stesso, di far riconoscere che io sono solo una incarnazione di tale Spirito (nel buddismo, si dice: riconoscere la Natura Buddha in noi stessi e per Spinoza: Deus sive Natura). Quando la nostra morbida macchina (come definiva il nostro organismo, lo scrittore Burroughs) smetterà di lavorare, l’energia universale, il Chi’, il Ruha’ continuerà a soffiare in continui attimi, oltre il tempo delle creature. Ed in quest’ ottica, un fenomeno, purtroppo attuale anche vicino a noi, che mi angoscia moltissimo, i tanti suicidi e tentati suicidi, non hanno senso, non ha senso desiderare di far cessare in anticipo la nostra morbida macchina che è solo una illusione pensarla separata dal Tutto!
Detto con altre parole: non intralciare il flusso vitale (il Qi, Il Rua’) con il nostro illusorio ego. Quando il Qi, lo riconosci in te, allora sei felice. Ed il dao è il modo del Qi attraverso il vuoto/la vacuità. E per meister Eckhart: ogni creatura è piena di dio ed è un libro! E meister Eckhart ha proposto questa sempre valida “medicina” contro il mal di vivere che talvolta ci angoscia: creare in noi stessi il distacco da noi stessi con il seguente metodo: Nulla ho, nulla so, nulla voglio; capire che non possediamo niente (le cose tutte, compreso il nostro essere individuale, le abbiamo per pochi anni, in maniera accidentale e provvisoria), capire che non sappiamo niente (poche robe e molti di più i dubbi derivanti dal non sapere), capire che non dobbiamo volere niente .. il nostro volere accentua l’ illusione di un nostro essere individuale che riteniamo “super” rispetto agli altri esseri viventi. Creando il vuoto in noi stessi, obblighiamo il Tao / il Qi / la Natura Buddha / Dio a dimorare in noi e far tutt’ uno con noi.
Il senza inizio e’ (il) senza fine e questi non ha inizio: se l’ ego non inizia, non ha neppure fine. L’ io-vero non ha fine: per sua natura, è senza inizio. Accettare/gioire il Qi (flusso vitale, caldo/freddo, femminile/maschile, giorno/notte, yin/yang, dioniso femminile/maschile) sia dentro noi stessi singoli sia sentirsi un tutt’ uno con l’ universo..


Sesso variabile come yin yang nel taijitu (quindi infinite combinazioni di sesso/genere … a seconda della prevalenza ed anche parità di yin o di yang), qui sopra rappresentato. L’ immagine della persona androgina è anche: M (maschio) ed F (femmina) nello stesso tempo, ma non è nè F (femmina) nè M (maschio). Il vuoto mediano ha la tensione di unire/indifferenziare e nello stesso tempo di distinguere.
E’ tempo di re-incollare l’ androgino! Non essere schiavi del proprio apparato riproduttivo!
E l’ educazione delle giovani menti dovrebbe portare a far vedere prima la persona e poi il sesso/genere.
Già sulla definizione di F (femminile?) od M (maschile?), ci si potrebbe discutere per secoli… ogni essere pensante/senziente darebbe una definizione propria, unica …
IL GENERE GINANDRO: e’ anche un problema di salute mentale di noi tutt* Utilizzo la parola tutt* per intendere umanità/esseri senzienti, di qualsiasi genere siano stati prima classificati, al posto del, per me obsoleto e fonte sempre più di confusione, termine tutte o tutti.
Qualcuno potrebbe non “approvare” il mettere in discussione una delle sue certezze, quella di appartenere ad un genere ben definito (F o M) , ma se si accetta di andare più in profondità, ci si potrà accorgere che definito proprio non è … non è come superficialmente appare o come ci fanno apparire: a qualcuno fa sempre comodo il “divide et impera” , in questo caso accentuare le, sempre apparenti, differenze di genere. E la formazione delle giovani menti dovrebbe vertere contro questa, mentalmente pericolosa, accentuazione.
Da notare che la scienza ha evidenziato che la gonade (ghiandola sessuale maschile e femminile in grado di produrre gameti ed ormoni sessuali) è indifferenziata al femminile sino alla sesta settimana di vita fetale e che solo dopo quel periodo, gli ormoni, legati al cromosoma sessuale Y, inizieranno a caratterizzare il maschio. E gli intersessuali sono una “buona” percentuale della popolazione..alla nascita.
Qualcun* potrebbe disquisire sulle “evidenti”? peculiarita’ (mentali) maschili o femminili ma quanto e’ costruito artificialmente e quanto e’ reale / profondo?
E quanto sopra vale per tutti gli esseri senzienti.
E non facciomo come i poveri capponi di Renzo nei promessi sposi….
SALVEZZA AL GIOIELLO NEL LOTO: L’ acquerello ed il taijitu sono androgini?

ESSERE: io ero, sono e sarò solo gli atti di amore verso persone, animali, TUTTO, compreso me stesso.
IO SONO QUALC(UNO) QUANDO NON SONO: con il distacco creare il vuoto, per far entrare la relazione/amore. VACUITA’ : IMPARA, CREA ED INSEGNA LA VACUITA’ ! La vacuità è l’ assenza di natura propria. Riflettere anche su anatta Si e NO e su anicca Si e NO.
Maurizio Spinello maurizioyin@gmail.com
Poesie: https://www.ginandro.it/poesie/
L’ arte e’ l’ inesprimibile che si esprime. La poesia/pittura/arte “è” il mare/tao indifferenziato/inespresso che si esprime nell’ onda/te, ed egualmente, l’ arte è il processo nel quale il te particolare si riconosce come differenziato dal tao e nello stesso tempo si riconosce come processo/flusso del tao stesso.
Secondo me, quando dico/scrivo “inesprimibile” , sono fuori dal linguaggio perchè ho “dichiarato” , nel linguaggio stesso, l’ inesprimibile ma così l’ ho espresso. Si tratta di una antinomia, Al proposito, il teorema di Godel sarebbe interessante poterlo applicare a diversi sistemi filosofici.
(la poesiapittura risolve le antinomie nel suo metalinguaggio?)
Mia poesia: In cima al Monte/Rocca Pendice (304 metri, nei Colli Euganei), sorge un cippo dedicato allo studente universitario Danilo Caonero, amante delle arrampicate a quel bellissimo spuntone di roccia, palestra di roccia, eccezionale (si cimentarono anche i “massimi” del loro periodo Emilio Comici e Reinhold Messner). Danilo era da solo (siamo al giugno 1933 e Danilo aveva 19 anni) e stava completando la scalata della parete est ma perse gli appigli e cadde nel vuoto. I suoi genitori allora fecero sorgere un cippo commemorativo con la seguente scritta: “a Danilo Caonero, cuore mite e gentile, da questa rupe ove attraevalo l’ aspra bellezza, cadde con affetti e speranze, nel baratro. A ricordo e monito, la famiglia”. Ecco allora questa mia poesia (in stile T’ang), ricordando quando salivo anch’ io la rupe, in maniera molto meno pericolosa (per la crestina nord):
(ciao Danilo)
Amici lontani
Ripido sentiero
Ancora salivo
Profumo di roccia tra le mani
Raggiunta la vetta
Pianto Danilo
Nessuna Nube
Spirito in cielo
Amici tornano vicini
E, sempre in stile T’ang, senza usare l’ io, senza usare il verbo essere:
Guardare i campi, vedere sorgere la luna Guerra morti, pensare alle distruzioni
Montagna neve, si sta sciogliendo Speranza , deve, sempre nei nostri cuori
Il senso della vita del singolo: imparare, creare, insegnare.
Le parole, il linguaggio sono le relazioni. La poesia è l’ aperto (come da 8a elegia duinese di Rilke).
Libri e poesie: da divertimento a necessità.


La salita è sempre più dura.. e c’è nebbia.. ed allora rallentare..attenuare..lascia andare l’ ego… Il vero Sè ha l’ ego piccolo.
Essere sale…e per autoeducarci dobbiamo coltivare il NON sapore.
Grafico del tempo: in ascissa il segmento dei tempi individuali (degli esseri senzienti), in ordinata si va verso l’ unità, l’ eterno presente: più in alto sali, vedi che tutti i tempi individuali si unificano. Poi il tempo individuale si propaga con la velocità della luce, nell’ universo, quindi non si muore mai..ogni nostra azione dura sempre: una azione fatta oggi, tra 2,5 milioni di anni si sarà propagata sino alla galassia di Andromeda. E l’ evento di 4.2 anni fa, è arrivato/è visibile solo adesso a Proxima Centauri.. quindi gli eventi, anche di amici/esseri senzienti cari che sembrano passati, sono sempre attuali in qualche parte dell’ universo.

L’ oltreuomo è l’ Androgino, l’ archetipo, Androgino mentale, il grande Sé .
Interdipendenza del tutto, del tuo illusorio ego passato e presente. Riflettendo sull’ impermanenza di ogni cosa (es. petali di fiori di ciliegio che cadono, come nell’ hanami giapponese). L’ impermanenza genera la malinconia ma non la tristezza e l’ angoscia che attanagliano l’ occidente, come ad esempio nella poesia di Ungaretti (stiamo come d’ autunno sugli alberi le foglie). L’ impermanenza genera malinconia ma anche gioia, è una presa di coscienza della nostra realtà. Le foglie ed i petali cadono, nella caduta generano bellezza, la vita è in questa bellezza… sentiamo questo perché siamo vivi.. cosa volere di più? Fermiamoci a questi attimi immensi, nei quali né il futuro né il passato esistono…
MORTE E VITA ASSIEME: se non ci fosse la vita, non ci sarebbe la morte.. se non ci fosse la morte non ci sarebbe la vita (se il primo essere umano fosse ancora vivo/a.. da qualche centinaia di migliaia di anni.. non vi parrebbe assurdo?).
Se Noi vogliamo la Vita, dobbiamo comprendere/accettare la Morte, questa è la nostra condizione. Nessuna illusione, noi viviamo nella continua trasformazione, giorno dopo giorno cambiamo (anche se non ce ne accorgiamo subito.. ma ci vogliono anni per vederne le differenze) e dobbiamo capire che anche siamo completamente dipendenti da altro (dalla natura, dagli altri..). L’ alternativa a vita/morte è il non esistere per niente, vi piace questa alternativa? Viviamo bene la nostra vita che c’ è perché c’è anche la morte… la morte è la conseguenza diretta della vita e viceversa…
ALTRI:
NON ABBIATE TIMORE DI SENTIRSI INUTILI: Da Zhuang-Zi sapiente cinese di qualche secolo fa, sempre attualissimo: lo stesso si è trovato sotto un albero straordinariamente grande e vecchio e tutto contorto. Si chiede allora: a che cosa potrebbe servire quest’ albero? I suoi piccoli rami curvi e contorti non possono essere usati per i tetti e le travi. Il suo tronco nodoso e pieno di crepe non può servire neppure a costruire bare. E’ un albero inutile, se lo si usa per far barche presto marciranno, se lo si usa per le ante delle porte, l’ umidità vi passerà. Se lo si usa per farne utensili, presto saranno rovinati. Questo albero è buono a nulla. E’ grazie alla sua inutilità che ha potuto giungere a un’ età così avanzata..
Amate il vostro remoto non il vostro prossimo: grande intuizione del poeta/filosofo Nietzsche. Dice in Zarathustra: vi affollate intorno al prossimo ed avete belle parole per questo. Ma io vi dico: il vostro amor del prossimo è il vostro cattivo amore per voi stessi. Sfuggite a voi stessi cercando il prossimo e vorreste farvene una virtù: ma io leggo il falso nel vostro “altruismo”. Più in alto dell’ amore del prossimo sta l’ amore per il remoto. Non resistete a voi stessi e non vi amate abbastanza: ora volete sedurre il prossimo all’ amore ed indorarvi col suo errore. Fratelli, VI esorto non all’ amore del prossimo ma all’ amore del remoto!
Non volere, non sapere, non avere… essere povero nello spirito (meister Eckhart).
Xi Kang in Nutrire la Vita: Per colui che è atto a nutrire la vita, le cose non vanno così. Limpido e vuoto, tranquillo e calmo, riduce l’ interesse che si porta a se stessi e diminuisce i suoi desideri. Sapendo che nome e posizione fanno torto alla sua capacità, non ne tiene conto e non se ne occupa – non che, desiderandoli, si sforzi di distogliersene; e parimenti, conscio di quanto i ricchi sapori nuocciano alla sua natura, li trascura e non bada ad essi, – non che, bramandoli, voglia poi trattenersi. Le cose esteriori, nella misura in cui sono d’ intralcio al suo spirito, non sono per lui; solo il soffio affinato in spirito, nella misura in cui non è sporcato, si manifesta in lui. Vacante, è senza assilli e senza afflizioni; placido, è senza preoccupazioni n timori. Egli custodisce (la sua vitalità) con l’ unità interiore, la nutre con l’ armonia; l’ armonia e la coerenza del vitale di giorno in giorno vanno completandosi: si unisce alla Grande conformità naturale. E’ allora che si impregna dei funghi della meravigliosa efficacia, si bagna alle fonti di acqua pura, si asciuga al sole del mattino, si pacifica ai suoni della sua cetra: senza dover agire entra in possesso di se stesso, l’ essere fisico in lui si fa sottile, anche lo spirito si fa profondo; dimentico dell’ appagamento, conosce la gioia a sazietà; trascurando la vita, è in grado di salvaguardare la sua persona. Saremo così vicini a confrontarlo in età con Xiammen, con Wang Kiao rivaleggerà in anni. – Perché dunque tutto ciò non potrebbe essere?
Federica Negri: risolvere la questione del dionisiaco significa affrontare in maniera radicale la questione della presenza/assenza del femminile nel pensiero filosofico occidentale, la sua esclusione e neutralizzazione nella categoria dell’alterità.
Giorgio Colli, al proposito del Dioniso di Nietzsche: Dioniso è l’ impossibile, l’ assurdo che si dimostra vero con la sua presenza. Dioniso è vita e morte, gioia e dolore, femmina e maschio, desiderio e distacco, estasi e spasimo…
Primavera come la tua freschezza
Estate come il tuo riposo
Autunno come il tuo risveglio
Inverno come il tuo meditare (28 luglio 22)
Da cap III Severino, Emanuele. La filosofia dai greci al nostro tempo – La filosofia contemporanea: Sino a che Leopardi considera e vive la poesia come separata dalla filosofia (ossia dal luogo in cui la ragione giunge al suo massimo dispiegamento), l’infinito e l’eterno (cioè l’illusione) costituiscono il contenuto della poesia («… e mi sovvien l’eterno»). Quando invece Leopardi abbandona questa separatezza della poesia e (sia nel pensiero teorico, sia nel fare poetico, come ad esempio ne La ginestra) tiene unite filosofia e poesia, l’infinito e l’eterno non possono più essere il contenuto della poesia – appunto perché la filosofia mostra il loro carattere illusorio. Ma non per questo spariscono completamente: Leopardi si rende conto che essi diventano la forma della poesia, cioè il modo in cui il contenuto viene cantato. L’infinito e l’eterno diventano cioè la “forza” con cui la poesia del “genio” canta la nullità delle cose. Infatti, le opere del “genio” – ossia di chi tiene unite filosofia e poesia – pur rappresentando «al vivo la nullità delle cose» e «l’inevitabile infelicità della vita», tuttavia, quando si presentano ad «un’anima grande», che sappia essere in corrispondenza con esse, e sia quindi essa stessa l’anima di un genio, possono salvarla, sia pure provvisoriamente, dal dolore e dall’angoscia del divenire: «servono sempre di consolazione, riaccendono l’entusiasmo», «e lo stesso spettacolo della nullità è una cosa in queste opere che par che ingrandisca l’anima» di chi si rivolge ad esse, cioè la conduca verso uno stato di infinità e di eternità, sì che «l’anima riceve vita, se non altro passeggiera, dalla stessa forza con cui sente la morte perpetua delle cose e sua propria» (Zibaldone, 259-61). Certo, la verità è la conoscenza della nullità di ogni cosa; e quindi ogni rimedio contro il nulla è impossibile, e illusorio è ogni credersi, sia pure momentaneamente, salvi dal nulla; e tuttavia la “forza” e la “grandezza” con cui, nella visione poetico-filosofica della verità, il genio smaschera ogni illusione (« Nobil natura è quella / che a sollevar s’ardisce gli occhi mortali incontra / al comun fato, e che con fraca lingua, / nulla al ver detraendo / confessa il mal che ci fu dato in sorte, / e il basso stato e frale», La ginestra, vv. 111-117), costituiscono l’ultima potente illusione, «l’ultimo quasi rifugio della natura» (Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica – dove questa “natura”, come la “Nobil natura” de La ginestra, non è il gioco senza perché del divenire, ma è il “sistema della natura” che costituisce la struttura dell’esistenza umana): l’ultima illusione che la stessa visione alta e potente della verità alimenta e che quindi non può estirpare da sé, pur sapendo che è anch’essa illusione, incapace anch’essa, da ultimo, di salvare l’uomo. Nell’argomento contro lo scettico si rileva che la negazione scettica della verità ha la pretesa di essere una verità. Il pensiero di Leopardi mostra invece che la negazione dell’illusione – quando giunge a quella sua forma più potente e più alta, la forma poetico-filosofica, che consente lo smascheramento più radicale e più convincente dell’illusione – si costituisce inevitabilmente come illusione, nel senso che si trova inevitabilmente unita alla illusione che essa stessa provoca con la potenza e altezza del proprio linguaggio. Appare, con questo discorso, che – dopo il crollo delle illusioni alimentate, al seguito dell’epistéme, dalla civiltà della ragione moderna, della scienza e della tecnica, che sono separate dalla poesia – solo la vicinanza dei popoli alla unità della poesia e della filosofia, cioè solo la loro vicinanza al genio, può consentir loro di sopravvivere ancora per un poco – l’ultima opera concessa alla vita dell’uomo –, prima di soccombere nell’unica infinità e eternità non illusoria: quella del nulla. Severino, Emanuele. La filosofia dai greci al nostro tempo – La filosofia contemporanea (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 756-782). RIZZOLI LIBRI. Edizione del Kindle.

Maurizio Spinello maurizioyin@gmail.com
